Urbanistica tattica a Cannitello, Villa San Giovanni
In breve





Aprire la strada alle persone: urbanistica tattica a Cannitello, Villa San Giovanni
Da spazio di transito a luogo per le persone
A Cannitello, Villa San Giovanni, uno spazio anonimo e occupato dalle auto è diventato un luogo che invita a rallentare, camminare e vivere lo spazio del lungomare. L’intervento di urbanistica tattica ha trasformato un parcheggio e un tratto di carreggiata in un’area pedonale connessa al lungomare, arricchita da elementi di gioco e interattività. Questo cambiamento dimostra che ridurre lo spazio per le auto non è una perdita, ma un’opportunità per valorizzare il territorio e creare connessioni umane.
Un Nuovo Sguardo sulla Città
Immaginare una città senza l’ingombro delle auto apre nuovi orizzonti. A Cannitello, togliere le automobili ha rivelato il potenziale di uno spazio vissuto: meno traffico, più socialità, meno transito frettoloso, più legame con il mare e con la comunità. L’urbanistica tattica, spesso vista come un mezzo temporaneo per testare soluzioni rapide, si è dimostrata un catalizzatore di cambiamento culturale, stimolando l’immaginazione collettiva e mostrando come piccoli interventi possano generare impatti duraturi e strategici nel tempo.
Un’Idea Condivisa e Contagiosa
Questo progetto è nato nell’ambito della Biennale dello Stretto, grazie alla collaborazione tra amministrazione locale, enti culturali e associazioni come l’OAPPC di Reggio Calabria, 500x100sb oltre alla Fondazione Mobilità in Città ETS. La sinergia tra questi attori ha trasformato un semplice intervento in un modello replicabile di rigenerazione urbana, dimostrando che lo spazio per le persone può diventare un motore di cambiamento sociale e culturale.
Un Invito a Fermarsi
Il progetto invita la comunità e i visitatori a fermarsi, osservare il mare e vivere lo spazio come un luogo di connessione e interazione. Spostare l’attenzione dalle grandi infrastrutture a interventi su scala micro sottolinea l’importanza di valorizzare il territorio e renderlo protagonista. Solo le comunità locali possono riscattare lo Stretto, trasformandolo da luogo di attraversamento a spazio vissuto e condiviso.




